Venerdi, 19 aprile 2024 - ORE:01:34

Met Ball 2015: “China: Trought the Looking Glass”

met ball china trought the looking glass

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La versione fashion degli Oscar è finalmente arrivata: il tappeto rosso del Costume Institute Gala, conosciuto ai più come Met Ball Met Gala, tra qualche ora diventerà il vero protagonista.

“China: Trought the Looking Glass”

“I racconti d’Oriente nell’arte, nel cinema e nella moda” è il titolo di questa annuale edizione della mostra incentrata sul costume del Metropolitan di New York.

Una messa a fuoco sul rapporto di scambio e ispirazione che la Cina e l’Oriente in generale hanno avuto non solo nella storia del costume, ma anche nel cinema, nell’arte e nel decorativismo in Occidente.

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Il curatore e organizzatore della mostra Andrew Bolton e il direttore artistico Wong Kar Wai hanno messo a confronto manufatti e opere provenienti dal lontano Oriente (tra cui uno degli abiti dell’imperatore quando era ragazzo) con più di 140 esemplari di Haute Couture e Avant Garde Ready-to-Wear in un viaggio che ripercorre le ondate di orientalismo giunte fino a noi.

E quest’anno il viaggio sarà ancora più interessante: il tutto infatti verrà mostrato non solo nella zona dedicata al Costume, ma anche in una parte delle Gallerie Cinesi, una cosa mai fatta prima d’ora.

Non solo vasi Ming e sete ricamate d’oro saranno le protagoniste di questa edizione, infatti ci sarà anche la proiezione di alcune scene tratte da film ambientati in Cina come “The Last Emperor” di Bertolucci o “In the Mood for Love” del medesimo direttore artistico, Wong Kar Wai.

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Orientalismo amore mio

Se furono i Romani, a quanto pare, i primi ad essere affascinati dall’Asia, da cui importavano sete preziose, sicuramente non furono gli ultimi ad abbracciare i costumi orientali. Lo stilista francese Paul Poiret già a inizio ‘900 mescolava influenze cinesi, giapponesi ed egiziane in alcune delle sue (esose) creazioni, e non sono rimasti immuni neppure Yves Saint Laurent, che nell’autunno/ inverno 1977/78 creò una collezione Haute Couture intitolata “Chinese and Opium“, e John Galliano non seppe resistere alla tentazione di esagerare nella sfilata di Alta Moda primavera/estate del 2003.

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Ma ogni volta che diciamo peonie o vediamo fiori di pesco in piena fioritura su foulard e t-shirt, ogni volta che ci innamoriamo di una camicia con le maniche svasate o di quei ferma libri a forma di leone guardiano e non solamente quando pensiamo alle “donne dragone”, ci lasciamo affascinare dalla terra del Sol Levante.

Questa mostra ha come intento principale quello di rimettere l’Orientalismo sotto una luce positiva “di scambio di idee e di una eccezionale fonte di ispirazione e influenza”, dice il curatore Bolton.

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No selfie, no party

Ebbene sì. Divieto categorico è quello di niente selfie nè foto di nessun tipo durante la festa: l’edizione del 2015 del Met Gala sarà infatti protagonista di un documentario diretto da Andrew Rossi e prodotto da Condè Nast, Vogue e Relativity Studios. Quindi noi comuni mortali potremmo avere solamente qualche scatto di prima e dopo, ma per il “durante” dovremmo aspettare le immagini dei 250 fotografi ufficiali, oppure piantonare le pagine ufficiali del Metropolitan su Twitter e Snapchat.

La vera domanda da porsi è se quelli che si stimano essere quasi 700 invitati– tra cui attori hollywoodiani, redattori, modelle, stilisti e socialites- riusciranno a tenere gli smarphone dentro a tasche e pochettes senza disobbedire alle regole… Non ci resta che aspettare per vedere!

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