Venerdi, 26 aprile 2024 - ORE:17:28

Tatuaggi : arte o cafoneria?

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Ci troviamo nel 1700 quando il capitano James cook portò in Inghilterra Omai, un indigeno completamente tatuato per venderlo al circo e fu proprio il celebre capitano a coniare il termine onomatopeico “tattoo” derivante dal “tic tac” degli aghi battuti ripetutamente sulla pelle, operazione che dai nativi è chiamata “tattaw”. In questi anni i marinai inglesi iniziarono a farsi tatuare e, così, nacquero anche i primi tattoo shop all’interno dei porti.

Da allora in occidente per le classi povere il tatuaggio diventò, da una parte, un simbolo di identificazione, un marchio che dichiarava l’occupazione di chi lo portava, come nel caso dei marinai o altri gruppi di lavoratori mentre, dall’altra, divenne una moda, un capriccio estetico soprattutto presso gli aristocratici: vari re e regine, tra cui l’ultimo zar di Russia, si erano fatti tatuare; persino Wiston Churchill e sua madre ne avevano uno.

Il tatuaggio è una delle più antiche tecniche di decorazione permanente del corpo; è una pratica ricorrente sia presso gli occidentali che gli orientali e può essere di natura religiosa o indicare un particolare status sociale: il virtuoso, il malavitoso, il gotico, l’aristocratico o il popolare…. Questi disegni permanenti, hanno un’importanza fondamentale e in molte tribù puossono indicare: la fine dell’adolescenza, e quindi l’affermazione dell’uomo o della donna, l’identificazione di un capo o un membro di ceto elevato, anche il cacciatore o il guerriero migliore venivano tatuati in segno di supremazia.

Il tatuaggio è, in ogni caso, l’affermazione di un particolare pensiero, un rito religioso fondamentale e significativo. Le donne cinesi ritenevano che i tatuaggi ottenuti con i tagli alla pelle (scarificazione) facessero uscire gli spiriti maligni; e ancora in Giappone, nel XVIII secolo, si incidevano segni sulla fronte dei condannati per ogni reato commesso fino a che non si otteneva, reato dopo reato, l’ideogramma “Inu”, che significa cane. Insomma, la prerogativa del tatuaggio è sempre stata quella di portare un significato, che possa essere un simbolo identificativo oppure un’altro messaggio più personale.

Una cosa è certa: con la globalizzazione i tatuaggi hanno preso sempre più piede e tatuarsi non è più considerata una trasgressione come negli anni passati: è moda. Oggigiorno passeggiando per le spiagge non è raro imbattersi in tatuaggi che, per la maggior parte, sono tutti dello stesso tipo: tribali o maori in bianco e nero posti sul bicipite o sull’avambraccio. Questa “globalizzazione del tatuaggio”, purtroppo, tende a rendere i tatuaggi , nella loro infinita varietà, incredibilmente monotoni e banali; ma la massa, del resto, si sa, tende sempre a banalizzare tutto e privandolo di significato e facendone perdere l’importanza. Ma generalizzare è sempre un errore.

Quando la pratica del tatuaggio si diffuse in occidente chiunque poteva tatuare, perchè non era richiesto nessun tipo di qualifica per farlo e i tatuaggi da realizzare erano sempre i soliti, in più, erano dei semplici stampi che venivano ricalcati e nulla più. Oggi il mestiere di tatuatore non è più così semplice: il tatuatore deve tenere conto di norme igieniche molto rigide e inoltre i disegni da realizzare non sono più i vecchi stampi da ricalcare ma il disegno viene fatto a mano libera e quindi è necessario essere veri e propri artisti.

I clienti portano al proprio tatuatore bozze, schizzi e disegni, che il tatuatore dovrà avere facoltà di fondere insieme seguendo l’idea del richiedente e comprendendo e sviluppando il messaggio che si vuole e deve trasmettere attraverso la realizzazione del tatuaggio; è facile immaginare che, proprio come per un disegno su carta, per quanto riguarda i ritratti è tutto ancora più difficile. Si ritorna così al significato vero e proprio del tatuaggio vissuto come un’affermazione di sé, una presa posizione, una frase detta a voce alta.

Ma quindi i tatuaggi sono arte o cafoneria?

La risposta è semplice. I tatuaggi diventano opere d’arte e un tatuatore non vale più l’altro: è importante trovare un tatuatore-artista, che esegua il proprio lavoro con cognizione di causa e amore. C’è chi cerca di farsi tatuare da vari artisti, per piacere e ammirazione, trasformando il suo corpo in una vera e propria galleria d’arte personalizzata in cui i tatuatori, orgogliosi, si esprimono alla stregua di poeti o scultori; essi sono installatori d’arte. Ebbene si, credo che sia l’ora di ammettere che in certi casi si tratta di arte pura.


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